Gli oggetti fanno musica

L’attività riabilitativa di TOG si sviluppa su percorsi personalizzati che spaziano dalla fisioterapia alla psicomotricità, dalla logopedia alla terapia psicologica. Ma come far scaturire il potenziale creativo di ogni bambino tenendo conto e delle capacità e delle problematiche individuali? Nella sede della Fondazione c’è una stanza interamente dedicata alla musicoterapia, dove il suono e il linguaggio del corpo vengono usati come strumenti espressivi che aiutano i bambini a relazionarsi con ciò che li circonda. La musica diventa mezzo di comunicazione e di cura, stimolando il bambino a esprimersi attraverso il suono, le immagini e il linguaggio non-verbale.

In questa direzione la tecnologia ci permette oggi di creare interazioni sempre nuove tra gesto e significato, personalizzate sulle esigenze e i deficit motori e cognitivi dei bambini. Ecco che TOG e OpenDot, nell’ambito del progetto “L’oggetto che non c’è” supportato da Digital for Social di Vodafone, aprono un nuovo fronte di ricerca per sviluppare insieme nuovi sistemi e ambienti innovativi, ideali per la musicoterapia.


La co-progettazione si è aperta con un workshop per i bambini e le famiglie della Fondazione studiato in collaborazione con Dotdotdot, studio di progettazione e interaction design. Protagonista dell’attività è stato Makey Makey, il kit per trasformare (quasi) tutto in una tastiera di un computer, letteralmente suonando immagini e oggetti.


Mercoledì 14 dicembre 2016 presso il Fab Lab OpenDot ad attendere i bambini e le famiglie della Fondazione c’erano tre postazioni sonore studiate dai progettisti di Dotdotdot e OpenDot con i terapisti di TOG, per stimolare interazioni sonore e visive su tre livelli: sensoriale, associativo e cognitivo.

La postazione sensoriale era attrezzata di elementi molto materici e facilmente riconoscibili, come tessuti o oggetti metallici, che una volta toccati producono un’animazione visiva in bianco e nero accompagnata da suoni direttamente correlati. L’associativo invece si basava sul trinomio oggetto-suono-immagine, ad esempio, toccando una bacinella d’acqua o sfiorando delle foglie scaturivano suoni e immagini reali del mare o del vento.

L’ultima postazione richiedeva invece un livello di interazione più complesso, in cui al bambino veniva chiesto di riconoscere delle immagini e toccare l’oggetto corrispondente per costruire una sequenza precisa con un obiettivo finale predefinito.

Il workshop è stato il primo momento di una serie di appuntamenti e sperimentazioni che indagano le possibili interazioni tra musica, terapia e tecnologia per la co-progettazione di una nuova Stanza della Musica presso la sede di TOG.

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